Informazioni per i genitori dei piccoli frequentatori del Victoria Village

A cura della Dr.ssa G. Vasilescu – Dr F. Ruffa

referenti medici del VicVil

I Coronavirus sono virus che circolano da moltissimo tempo in molte specie animali provocando sindromi respiratorie. Alcuni di essi si sono evoluti e passati dagli animali all’uomo, potendo poi dare malattia mediante la trasmissione dell’infezione da uomo a uomo. I Coronavirus umani sono numerosie causano nella gran parte dei casi infezione delle alte vie aeree (comuni raffreddori), potendo anche dare polmoniti (il 20% delle polmoniti infantili è dato da infezione da Coronavirus, con mortalità che interessa ogni anno circa 150.000 bambini 0- 5 anni nel mondo! (UNICEF, 2020)).

Alcuni “Nuovi”Coronavirus, tra cui il SARS-COV-2 attuale, sono passati da animali (MERS-cammelli, SARS-pipistrelli) all’uomo causando malattie polmonari moderate/gravi.

La diffusione del contagio e dell’infezione del nuovo Coronavirus, denominato Sars-Cov-2, ha determinato, ed è ancora in atto, una grave pandemia a partire da dicembre 2019 a Wuhan (Cina) proseguendo, con l’Italia in testa, dal mese di febbraio 2020, fino ad interessare il mondo intero (OMS: 11 marzo 2020).

A distanza di circa 6 mesi dall’inizio dell’infezione in Cina, 4 mesi in Italia, abbiamo una mole grandissima di dati in grado di farci trarre conclusioni su molti aspetti della diffusione del virus, fasce di età più a rischio di malattia, sintomi (i più frequenti) con cui si manifesta, caratteristiche ambientali che possono favorirne la diffusione o, al contrario, limitarla, cause o concause frequenti nei decessi; abbiamo anche imparato ad usare una molteplicità di terapie, farmacologiche e non, in grado di limitare, rallentare, combattere la progressione della malattia una volta iniziati i sintomi della stessa, anche se non siamo ancora in grado di debellarla in quanto non esiste, ad oggi, una terapia valida in grado di far guarire le sfortunate vittime che si ammalano di COVID19 (così è chiamata la malattia determinata dall’infezione da Coronavirus); e non esiste ancora un vaccino in grado di prevenire l’infezione.

Da un punto di vista biologico-statistico-epidemiologico il Coronavirus è un virus con letalità non elevata ma importante, in quanto altamente contagioso (e quindi si diffonde rapidamente e colpisce moltissime persone).

Il contagio interumano avviene attraverso l’inalazione di virus contenuto nelle goccioline – droplets o flugge, emesse durante la respirazione da persone infette (magari inconsapevoli perché asintomatiche) ed inspirate da persone che si trovano a breve distanza; le particelle di droplets contenenti il virus possono essere inalate anche da persone a maggiori distanze, se la persona infetta dovesse starnutire o tossire.

Ci sono diversi esperimentiche dimostrerebbero la capacità di sopravvivenza di particelle di RNA virale (il codice genetico, che il virus usa per replicarsi) su differenti superfici – da poche ore fino a diversi giorni, quando emesse da persone infette che non utilizzino adeguati dispositivi di protezione ma, ad oggi, non ci sono studi pubblicati circa l’infettività conseguente al contatto con tali superfici; per questi motivi, le più importanti ed efficaci misure di protezione del contagio dall’infezione da coronavirus sono rappresentate dal distanziamento tra le persone non conviventi, dall’uso di protezioni respiratorie mediante mascherine chirurgiche che coprano adeguatamente naso e bocca, dal lavaggio frequente ed efficace delle mani, oltre ad altre misure di “buon senso igienico”.

Non conosciamo ancora il tasso di contagio da Coronavirus nella popolazione italiana (l’indagine statistica partita da pochi giorni, lanciata dal Ministero della Salute, che mira ad indagare la percentuale di contagi, e sue implicazioni patologiche, mediante test sierologici effettuati in un campione rappresentativo della popolazione – 150.000 persone, ci darà maggiori e più accurate informazioni circa la diffusione verosimile del coronavirus nella nostra popolazione), ma sappiamo che non tutte le persone hanno lo stesso rischio di sviluppare malattia, se infettati; infatti, sappiamo che gli uomini si ammalano più delle donne; che le fasce di popolazione più a rischio di ammalarsi, se contraggono l’infezione, sono rappresentate dai 60 anni in su: per questo motivo gli adulti/anziani hanno pagato, fino ad oggi, il più alto prezzo, in vite umane, dall’inizio della pandemia da coronavirus; sappiamo che sotto i 50 anni la possibilità di ammalarsi esiste ma è bassa percentualmente; sappiamo, soprattutto, che nella stragrande maggioranza di casi l’infezione decorre senza alcun sintomo e le persone non si accorgono neppure di averla contratta, motivo per cui sono necessarie misure di contenimento della diffusione del virus tra le persone, anche tra quelle apparentemente sane!, per la pericolosità derivante dalla possibilità di estendere il contagio ad una grandissima fetta di popolazione, se non mettiamo in opera delle azioni protettive.

Proprio l’elevata contagiosità del virus, e la rapidità con cui si ammalano le persone più a rischio, sono state alla base delle decisioni prese dai nostri politici, coadiuvati da gruppi tecnici di virologi, clinici, epidemiologi, ma anche economisti, statistici, sociologi, psicologi: tutte le decisioni prese, deliberate e normate, tendono a indicare azioni utili o doverose ad indurre comportamenti protettivi dell’infezione o limitativi del contagio da coronavirus.

Istituzioni come il Ministero della Salute, ISS, CSS, coadiuvate da ordinanze dei Presidenti delle regioni e delibere dei Sindaci, hanno emanato delibere e protocolli sempre aggiornati, man mano che l’evoluzione dell’epidemia da coronavirus è andata avanti fino al momento attuale, tutti aventi l’obiettivo di limitare e contenere la diffusione del contagio da coronavirus.

Le più importanti indicazioni sono state raccolte in una sorta di decalogo dei comportamenti più virtuosi, sia per le singole persone (di qualunque età) che per le attività di lavoro:

  • Indossare mascherina chirurgica in luoghi chiusi o aperti in cui non è possibile mantenere la distanza interpersonale di almeno 1 metro;

  • Lavarsi frequentemente, ed in modo corretto, le mani con acqua e sapone o con soluzioni idroalcoliche al 70%;

  • Limitare la presenza di oggetti di arredamento o gioco ad oggetti sanificabili;

  • Sanificare frequentemente le superfici di contatto, comunque dopo ogni uso;

  • Scaglionare gli ingressi nei luoghi di lavoro o attività didattica;

  • Regolamentare la presenza di utenti nei luoghi di attività in modo da rispettare il distanziamento tra gli stessi;

  • Accertarsi dello stato di salute ed assenza di sintomi simil-influenzali ad ogni ingresso di persone in strutture pubbliche o private;

  • Mettere a disposizione degli utenti distributori di gel igienizzante all’ingresso di attività o strutture commerciali o professionali;

  • Utilizzare mezzi di protezione individuali adeguati alle attività o prestazioni rese agli utenti;

  • Rinviare al proprio domicilio tutte le persone che presentino sintomi legati alla possibilità di infezione da coronavirus;

Per quanto riguarda i bambini e ragazzi, fin dall’inizio della pandemia i genitori e gli operatori dei servizi per l’infanzia si sono preoccupati di quanto i bambini sarebbero stati affetti dall’infezione da Covid-19. Tutti hanno ormai raggiunto unanime nozione: i bambini si ammalano molto poco; e quando lo fanno, le manifestazioni cliniche sono lievi. Le eccezioni sono poche, per lo più limitate a manifestazioni infiammatorie scatenate dal virus.

Altra nozione solidamente accertata è che i bambini possono albergare il virus, e verosimilmente trasmetterlo, ma la possibilità di trasmissione è estremamente bassa

Uno studio italiano in via di pubblicazione, sull’European Journal of Pediatrics,ha evidenziato chel’infezione da coronavirus ha una minore pericolosità nei bambini rispetto agli adulti. Lo studio è coordinato dall’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” ed è stato effettuato in 28 centri (prevalentemente ospedali) di 10 regioni in Italia durante le prime settimane della pandemia. Il lavoro ha analizzato 130 bambini con accertata infezione da Covid-19, 67 dei quali (51,5%) avevano un parente infetto e 34 dei quali (26,2%) erano affetti da altre malattie che nella gran parte dei casi erano patologie croniche di tipo respiratorio, cardiaco o neuromuscolare.
Lo studio conferma che la malattia ha uno scarso impatto in età pediatrica. Nello specifico, nel 75,4% dei casi (98 bambini) il Covid-19 si è sviluppato in modo del tutto asintomatico o con sintomi lievi”.  


Dall’inizio dell’epidemia in Italia si sono contate 1.774 infezioni da coronavirus SARS-CoV-2 tra i bambini 0-9 anni (tutte con effetti lievi tranne in 3 casi) pari allo 0,8% del totale, mentre nella fascia di età 10-19 anni sono 3.148, pari a 1,4% del totale.  

Solamente il 3,3% (105 su 3.201) dei casi attivi (con sintomi da COVID19) tra bambini e ragazzi ha avuto bisogno di ricovero in ambito ospedaliero,ma quasi tutti sono stati rapidamente dimessi perché in pratica non avevano alcun sintomo. Probabilmente la malattia COVID-19 viene combattuta dai bambini con un sistema immunitario particolarmente reattivo e efficace, per questo si manifesta con sintomi lievi.

Fino a oggi risultano 3 decessi (su 4922 infettati accertati) e nessun ricovero in terapia intensiva di pazienti nella fascia di età compresa tra 0 e 20 anni. I decessi sono avvenuti in bambini gravemente compromessi precedentemente da patologie croniche.

Questo dato straordinariamente positivo sulla non criticità dei pazienti in età infantile e adolescenziale che caratterizza l’epidemia in Italia è il frutto dell’eccellente “specificità pediatrica” nel nostro paese.

(intervento del presidente della Società Italiana di Pediatria Alberto Villani alla Conferenza stampa quotidiana della Protezione Civile, 11 aprile 2020)

Uno studio cinese ha valutato 2.134 bambini di età compresa tra 0 e 18 anni con un’età media di 7 anni, evidenziando che “i bambini hanno una sintomatologia più lieve rispetto agli adulti”.

Nel 94,4% si trattava di forme asintomatiche, lievi e moderate. I sintomi principali erano rappresentati da: tosse, prima secca e poi grassa, febbre, “gola infiammata”, raffreddore, starnuti, stanchezza e, in alcuni casi, sintomi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea (’Chinese Center for Disease Control and Prevention’: 16 marzo 2020 – Pediatrics)

I casi pediatrici italiani riferiti dall’ISS,sono soprattutto forme lievi;nessun bambino è stato ricoverato in reparti di terapia intensiva e nessuno è deceduto.
E’ verosimile che i bambini possano avere una risposta immunitaria più vivace. Un’altra possibilità riguarda il fatto che le diverse vaccinazioni che il bambino fa nei primi periodi della vita potrebbero rendere il suo sistema più ’pronto’ a rispondere a determinate infezioni
(15/04/2020: Prof. G. Saggese – Società Italiana di Pediatria).
 

Ancora, i pediatri continuano a ribadire in modo inequivocabile che il rischio di contagio per e da parte dei bambini è molto basso, mentre il rischio di compromissione di aspetti cognitivi, emotivi e relazionali conseguenti alla prolungata chiusura delle scuole è molto alto. Per questi motivi “..vanno aperti e riaperti sollecitamente spazi ludici con componenti educative e che riducano e prevengano i rilevanti danni, che la scienza ci dice non sempre reversibili, derivanti dalla prolungata mancanza di apporti educativi e di tempi adeguati di socializzazione..”.

Queste misure non vanno rese impossibili da norme e regole che non sono sorrette da chiare evidenze e non sostenibili dal punto di vista organizzativo ed economico, né devono essere rese problematiche da attribuzioni di responsabilità irragionevoli ad amministratori e dirigenti.

Dal canto loro le autorità amministrative e scolastiche devono aver chiaro che il rischio zero non esiste, dare alle famiglie informazioni puntuali, coinvolgerle nell’applicazione delle norme e consentire loro scelte ragionate(Giorgio Tamburlini – Pediatra, Presidente del Centro per la Salute del Bambino e membro del Comitato Scientifico dell’International Society for Social Paediatrics and Child Health).

Dunque quali precauzioni per i bambini?

Sono le stesse degli adulti: bisogna insegnare ai bambini a lavarsi bene le mani, a tossire e starnutire coprendosi la bocca e il naso con fazzoletti monouso e, soprattutto, stare lontani dalle personeche non siano i familiari conviventi. Questo ’distanziamento personale’ appareancora più importante ora che si sta gradualmente andando verso una diminuzione dei contagi, ma non deve essere causa di allontanamento ludico ed educativo, pane quotidiano nella crescita dei bambini.

Fonti dei dati e delle informazioni riportate in questo documento 

  • Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
  • Istituto Superiore di Sanità (ISS)
  • Ministero della Salute
  • Consiglio Superiore della Sanità
  • Protezione Civile
  • The Lancet (rivista medica internazionale)
  • Johns Hopkins University (JHU)
  • UNICEF
  • FIMP – TOSCANA (FEDERAZIONE ITALIANA MEDICI PEDIATRI – TOSCANA)
  • USL Toscana Nord-Ovest (Ufficio Stampa)
  • Gruppo di lavoro ISS Malattie Rare COVID-19

CONSULTA LE MISURE ADOTTATE DA VICTORIA VILLAGE PER CONTENERE LA DIFFUSIONE DEL CONTAGIO DA SARS-COV-2 ALL’INTERNO DEI PROPRI SPAZI.

Per un bambino l’attività più importante è il gioco. Giocare gli consente di avere il controllo della situazione e prendere decisioni in piena autonomia.

Nella vita di tutti i giorni i bambini si ritrovano a dover fare tutto quello che gli viene detto, nel modo in cui gli viene detto dagli adulti. Oggi, infatti, la vita del bambino è sempre più scandita da orari e attività diverse (scuola, compiti, sport) con giornate molto strutturate che si ripetono, lasciando poco spazio da dedicare al tempo non impegnato, utile a sviluppare la creatività e il gioco libero.

Perché è importante giocare?
Giocare liberamente aiuta i bambini a realizzarsi, a elaborare ciò che hanno sperimentato o a mettere alla prova la loro immaginazione.
Attraverso il gioco il bambino impara a scoprire, a testare le sue teorie, a relazionarsi, ad esplorare cause ed effetti, a rispettare le regole della società e i valori della famiglia.
L’esperienza del gioco insegna al bambino ad avere fiducia nelle proprie capacità; è un processo che consente al bambino di sperimentare il mondo ‘‘fisico’’ che gli sta intorno e il mondo ‘‘emotivo’’ che gli sta dentro, aiutandolo a conoscere il contesto in cui vive.
Tra tutte le attività che hanno da svolgere, i bambini dovrebbero avere un momento interamente dedicato al gioco, attraverso il quale, infatti, cominciano a comprendere il funzionamento degli oggetti.
Di solito, il bambino sceglie di giocare a qualcosa che sa fare bene, in cui è vincente e per questo viene rafforzata la sua autostima; difficilmente sceglierà un gioco in cui non è proprio capace. Ciò nonostante è fondamentale che il bambino impari ad accettare le sconfitte e ad affrontare i dispiaceri e le paure della vita attraverso il gioco con gli altri.
Giocare con gli altri aiuta a creare relazioni ed insegna a condividere, a cedere il turno, ad accondiscendere e a sviluppare empatia per gli altri.
Inoltre, giocare aiuta a stimolare la creatività e l’immaginazione, insegnando al bambino ad allargare i suoi orizzonti e a sperimentare nuove potenzialità.
Il bambino ogni giorno è alla scoperta del mondo e solo attraverso il gioco sarà in grado di scoprirlo e farne parte.
Victoria Village è un progetto che nasce dall’amore per i bambini e il forte desiderio di fornire un sostegno sociale e culturale alle famiglie.
L’organizzazione e la programmazione delle attività sono concepite per assecondare le necessità naturali dei bimbi, con l’intento di far emergere e sostenere le loro potenzialità e favorirne un sano sviluppo della personalità.

VICTORIA VILLAGE – 8 giorni all’apertura ☺️ oggi incontro con la squadra artistica per definire gli ultimi dettagli scenografici. #victoriavillage #ludotecabilingue #bilingualplayandlearnspace #ludotecafirenze #minirockacademy #bimbifelici #apriamoinsicurezza #weopensafely #lavorodisquadra #bestteam #babyrock #tuttoperbambini

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